“Ma dove sono?” Chiedilo al tuo daimon

“Ma dove sono?” Chiedilo al tuo daimon

Io me lo chiedo spesso. E voi?

Ho capito che è una domanda che mi serve. Cosa sto facendo ma soprattutto perché lo sto facendo? Sento ancora presenti in me delle intenzioni (non amo la parola obiettivi) forti e coraggiose nella mia vita? Faccio veramente ciò che mi piace e soprattutto è utile?

Dove sono nella mia vita… adesso?

Non si tratta di bilanci né di osservare la propria vita personale e professionale con uno sguardo critico o giudicante.

Questa domanda ci è anzi utile per rasserenarci, per ritrovare ancora una volta la voglia di fare della ricerca intima e personale sul proprio senso.

Osservare dove siamochi e cosa ci circonda, dove riusciamo a trarre amore, passione, piacere, gentilezza, crescita e relazione è fondamentale per ritarare meglio dove andare.

Passiamo molto tempo mentale a rincorrere obiettivi, opportunità, a fare, a muoverci verso qualcosa o qualcuno. Ma quanto ne passiamo veramente ad osservare –senza giudizio- dove siamo adesso?

A volte ci siamo un po’ persi, e va bene, ci sta.

A volte invece ci sentiamo proprio bene, al posto giusto, con le persone intorno che ci nutrono, ci corrispondono.

Questa osservazione, questo “sentire”, se allenato, ci nutre interiormente. Ci porta a muoverci sempre più focalizzati e mirati verso quello che c’è da fare e da dire veramente; più vicino a ciò che per noi è più necessario sperimentare per muoversi in sintonia con il nostro daemon.

Tutto parte, racconta James Hillman nel Codice dell’anima, da un’idea di Platone: ciascuna persona viene al mondo perché è chiamata al mondo. Il mito di Er è narrato alla fine della Repubblica: “ Prima della nascita, l’anima di ciascuno di noi sceglie un’immagine o disegno che poi vivremo sulla terra, e riceve un compagno che ci guidi, un daimon solo nostro. Tuttavia nel venire al mondo dimentichiamo tutto questo e crediamo di esserci venuti vuoti. E’ il daimon che ricorda il contenuto della nostra immagine, gli elementi del disegno prescelto, è lui dunque il portatore del nostro destino”.

E’ importante, suggerisce il mito, non bloccare la strada al daimon sin dall’infanzia e riconoscere il più possibile la nostra vocazione per allineare la nostra vita su di essa e comprendere che le cose belle e gli accidenti che ci capitano fanno parte dello stesso disegno, anzi sono indispensabili e necessari per contribuire a realizzarlo. E’ il daimon che sceglie noi; poi, questo spiritello “così lo rappresentavano i Greci” si nasconde, si cela, a volte è più vicino, a volte si fa sentire e si rivela. In quei momenti in cui stiamo esprimendo la nostra vera vocazione, siamo più vicini alla nostra chiamata, ci sentiamo ispirati…il daimon è lì più vicino a noi.

In quei momenti sappiamo meglio cosa fare e quando farlo.

Per ascoltare il nostro daimonper comunicare con lui, per sentirlo più vivo dentro e fuori di noi è importante ogni tanto fermarsi e chiedersi: dove sono?

E’ lui che ci cerca, noi dobbiamo solo ascoltare, affidarci, aspettare e poi, più focalizzati fare, andare.

Del resto: dove vai se non sai dove sei?

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Posted on

February 13, 2018